martedì 22 marzo 2011

Ad F.

Cara F,
io credo di non averti mai capita fino in fondo. Dicevi di volermi bene, ed io ci credevo. Anche io te ne volevo. Dicevi che ero l'unica con la quale riuscissi ad aprirti, e questo per me era un trionfo; mi è sempre piaciuto far sentire le persone a proprio agio, creare nel dialogo un'atmosfera serena...con te in particolar modo. Ma il bello, con te, arrivava quando non avevamo bisogno di dialoghi, quando bastava la musica a farci capire come ci sentivamo. Mi ricordo ancora quel pomeriggio di aprile mentre, sedute sul muretto, aspettavamo la Cumana ed ascoltavamo Einaudi contemplando il mare; fianco a fianco, una cuffia a me una a te; il vento leggero scompigliava i capelli. Ci mancava davvero poco che esplodessi in un pianto di gioia. 

Allora sapevo che quel momento sarebbe rimasto impresso nei miei ricordi, perché ero felice.

Il nostro rapporto non l'ho mai saputo definire; di sicuro non rientrava nella comune concezione di "amicizia"; insomma, per molti questa non è altro che un piacevole passatempo tra una storia d'amore e l'altra. Per me non è mai stato così; l'Amicizia è sempre stata importante almeno quanto l'Amore, ma non ho mai incontrato nessuno che ne comprendesse il vero significato. È per questo che le relazioni sono sempre state un problema...la gelosia è sempre stato un problema. 
In tutta onestà non l'ho mai cercata disperatamente, nonostante fosse perennemente nei miei sogni ad occhi aperti, perché non mi importava: mi è sempre bastato sapere che esistesse, da qualche parte.
Non lo nego, ci sono stati momenti in cui ti ho profondamente odiata; il tuo essere così possessiva, opportunista e prevaricatrice era una lama a doppio taglio: da un lato amavo essere trascinata con impeto nel tuo mondo, amavo quando il tuo bisogno di prevaricazione coincideva perfettamente con il mio bisogno di essere prevaricata, ma dall'altro mi mandava in bestia, e tu lo sai come sono fatta: se qualcuno cerca di impormi qualcosa contro la mia volontà mi allontano, spicco il volo, è più forte di me. È per questo che a volte facevo la stronza: non volevo perderti, perciò l'unica alternativa era farti soffrire, sperando che capissi. Ma non hai capito.

Io ero l'albero, tu il vento che mi sbatacchiava in ogni direzione, e come il vento 
hai deciso di spirare altrove. 

E questa, forse, è la conferma del fatto che tu sia stata indubbiamente la mia migliore amica, ma non per questo la mia amica ideale.

Con affetto e nostalgia,
A.

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