martedì 20 dicembre 2011

Revolver.

"C'è una cosa dentro di te, che non conosci, e di cui negherai l'esistenza. Finché non sarà troppo tardi per farci qualcosa, è l'unico motivo per cui ti alzi al mattino, l'unico motivo per cui sopporti un capo stupido, il sangue, il sudore e le lacrime, questo perché vuoi che le persone sappiano quanto sei bravo, attraente, generoso, divertente, intelligente. Temetemi o riveritemi, ma per favore pensate che sono speciale. Condividiamo una dipendenza, siamo tossicomani dichiarati, vogliamo tutti la pacca sulla spalla e l'orologio d'oro, l' hipp-ip-ourrà del cazzo. Guardate il ragazzo intelligente con il distintivo, che lucida il suo trofeo, brillanti e diamanti impazziti : siamo solo scimmie avvolte in bei vestiti, che implorano l'approvazione degli altri." [Revolver]

Non credo ci sia altro da aggiungere.


P.s. se non lo avete visto, fatelo.

mercoledì 30 novembre 2011

Il passo e l'incanto

E' dura, di punto in bianco, dover fare le valigie; dover raccogliere in fretta e furia ventun anni di ricordi, con il rischio di perdere qualcosa per strada perché non hai avuto il tempo di procurarti una valigia abbastanza capiente. Ma la verità è che non esistono valigie che possano contenerli...non esiste lasso di tempo che possa prepararci ad un cambiamento.
Mi mancheranno un sacco di cose.
Mi mancherà il panettiere che ogni giorno alle dodici, fischiettando canzoni popolari, bussa al campanello e lascia il pane nella busta;
mi mancheranno i vicini di casa che mi hanno vista crescere e che almeno una volta alla settimana vengono a scroccare un po' di basilico perché "ce l'hai sempre fresco";
mi mancherà il profumo delle cotolette di Rosa, all'ora di pranzo, che ti fanno salire l'acquolina quando sei già affamato ma ancora non è pronto;
mi mancheranno le urla dei ragazzini che giocano nel parco durante i pomeriggi d'estate;
mi mancherà lo sciabordio delle onde che si sente in lontananza quando il mare è agitato e l'odore della salsedine investe le narici;
mi mancherà l'unico pavone nel raggio di kilometri che a tutte le ore del giorno paupula senza sosta, e il canto del gallo della campagnola dietro casa;
mi mancherà quella sensazione di stabilità che mi dava uscire sempre con gli stessi amici negli stessi posti facendo sempre le stesse cazzate e ridendo sempre delle stesse stronzate;
mi mancherà averlì lì sotto al palco a fare il tifo per me, sapendo che ci sarebbero sempre stati;
mi mancherà poter chiamare Luca, amico d'infanzia nonchè vicino di casa, scegliere un film, preparare una cioccolata calda e vederlo insieme; o chiamare Antonio e in cinque minuti scendere a prendere una birra "perché questa sera proprio non ce la faccio a stare a casa";
mi mancherà la mia dolce metà: sentirlo almeno una volta al giorno giusto per dirmi che tra l'università e lo studio troverà un'oretta o due di tempo per venire quì... e nel frattempo fare le corse per preparargli il plumcake;
mi mancherà dormire abbracciati senza chiudere le veneziane per svegliarci con la luce del sole;
mi mancherà stare abbracciati in silenzio fuori al balcone per guardare il tramonto sul mare.
Il mare; il mare mi mancherà davvero tanto:
mi mancherà poter prendere di punto in bianco la macchina e nell'arco di un quarto d'ora stare in spiaggia a fare un bagno: io e il mare; o in inverno scendere di primo mattino, prendere il pulman e andare a passeggiare lungo via Caracciolo.
Ma più di ogni altra cosa mi mancherà spalancare le finestre al mattino e cominciare la giornata con un sorriso. 


domenica 25 settembre 2011

Sogni ad occhi aperti.

"Ieri mi hai fatto fare un sogno: era un paesaggio nel vuoto, delle bocche; e poi dall'infinito arrivava la tua. Non ricordo bene, ma apriva qualcosa il tuo bacio: qualcosa di estremo, intenso...pieno e vuoto insieme."

mercoledì 24 agosto 2011

Ipocrisia portami via!


A cinque anni non vedevo l'ora di andare anche io alla “scuola dei grandi”, così i miei mi iscrissero alla primina. Sì, quello fu l'unico anno in cui ricordo di avere avuto un immensa voglia di imparare (che mi sarebbe tornata solo dopo undici lunghi anni quando, dopo essere stata bocciata ben due volte, decisi di passare alla scuola privata), non che non fossi una bambina curiosa, è solo che il mio rendimento scolastico è sempre stato stranamente proporzionato alla voglia che i miei professori avevano di trasmettermi la loro conoscenza...ma sto divagando.
All'epoca c'erano Celeste e Ludovica, due ragazzine apparentemente simpatiche e socievoli; ma come si sa “l'apparenza inganna”, solo che io non è che lo capivo. All'inizio eravamo tanto amicone e tivogliobene di qua e tivogliobene di là, (più che altro loro, perché io non sono mai stata una che elargiva affetto) poi cominciarono con i pastelli:

Celeste: Ale, me lo presti il pastello rosa?
Io: maccerto! Tieni!
Ludo: Ale, lo presti anche a me il pastello rosa?
Io: sì, adesso lo sta usando Celeste, appena finisce te lo passo.
Ludo: ma a me serve adesso!!
Io: Cele a Ludo serve il pastello rosa glie lo dai?
Cele: ma lo sto usando io!
Io: (e grazie al cazzo che lo stai usando tu ma questa mi sta SCARTAVETRANDO LE PALLE!! No, ovviamente non dissi questo.) Lo so ma a lei serve adesso.
Cele: anche a me serve adesso!
Io: Ludo, anche a lei serve adesso, aspetta due minuti!
Ludo: broncio
Celeste: broncio

Poi si passò ai posti a sedere:
Ludo: oggi mi siedo io vicino ad Ale!
Celeste: ma ti ci siedi sempre tu!
Ludo: non è vero, ieri ti ci sei seduta tu!!
Celeste: Ale vicino a chi vuoi sederti?
Io: (ma é solo un fottutissimo banco PORCAPUTTANA!) è così importante? Tanto se non sei seduta accanto a me stai dietro di me! Siamo comunque vicine!
Celeste: blablablabla blabla!
Ludo: blabla bla blabla!

Più tardi...
Celeste: Ale, devo dirti una cosa: lo sai che Ludo ha detto che sei una stupida?
Io: e perché lo ha detto?
Celeste: non lo so, così.
Io: Ludo, Celeste mi ha detto che tu hai detto che sono una stupida.
Ludo: io? Ma se è lei che ha detto che sei scema. (Eh beh, in effetti considerando che vi sto ancora a sentire non è che abbiate tutti i torti.)

Il giorno dopo...
Ludo: Ciao Ale! Oggi ci sediamo vicino?
Celeste: Ma ti sei seduta ieri!!
Io: io oggi mi siedo vicino a Davide, voi fate quello che volete.
Ludo: ...
Celeste: ...

Finalmente speranzosa passai alle elementari, con specifica richiesta di non essere inserita né nella classe di Celeste, né in quella di Ludo. Per mia grossa sfortuna però conobbi Annamaria e Rita.
Cambiavano le circostanze, ma le dinamiche erano sempre le stesse.

Maestra: ragazzi per la prossima volta voglio che svolgiate dei lavori di gruppo sul corpo umano.

Anna: Ale lo facciamo insieme?
Io: sì sì, a casa mia o a casa tua?
Anna: vieni tu da me.
Io: ok così passo a prendere il cartoncino. Rita l'avvisi tu?
Anna: sì sì.
(giuro che non era un orgia!)

Più tardi...
Io: Hey ciao! Ecco qua: cartoncino e colori!
Anna: perfetto!
Io: Rita ancora non è venuta?
Anna: no, ha detto che non viene perché il gruppo con te non vuole farlo.
Io: non vuole farlo con me? E perché?
Anna: ha detto che vuoi disegnare sempre tu!
Io: ma se siete voi che mi chiedete di disegnare perché sono la più brava!

Il giorno dopo...
Io: ciao Rita!
Rita: ciao.
Io: come mai ieri poi non sei venuta al gruppo?
Rita: come mai? Ma se Annamaria mi ha detto che tu non mi volevi!
Io: io? E perché avrei dovuto dire una cosa del genere??
Rita: non lo so! Però l'hai detta!
Io: io non l'ho detta!
Rita: e perché Annamaria avrebbe dovuto dire una cosa del genere?
Io: non lo so, forse perché vuole farci litigare!
Rita: e perché vorrebbe farci litigare?
Io: forse perché è invidiosa della nostra amicizia e del fatto che noi ci vediamo sempre!
Rita: mah, è da stupidi.
Io: sì, è da stupidi.

Quattro anni con loro, anzi con lei, sono stati una tortura. Ed io sono l'idiota che non l'ha mai mandata a quel paese...senza dubbio colpa dei continui “porgi l'altra guancia” che mia madre non mancava di ripetermi.
Poi passai alle medie: con specifica richiesta di non capitare in classe con una delle due.
Ma fu comunque la volta di Rosanna e Nastia! Almeno “Crudelia Demon” me l'ero tolta dalle balle.
Qui fare un esempio è piuttosto complicato, le dinamiche si intrecciavano in un modo più complesso, ma alla base c'era sempre l'ossessione da parte loro di avermi come “amica del cuore”, mentre io ero molto più “peace & love” vogliamoci bene, facciamo l'amore non facciamo la guerra! Facevano le amiche davanti agli altri e poi a turno l'una mi parlava male dell'altra.
  • Rosanna è una suora!
  • Nastia è una sgualdrina!
  • Rosanna è un'idiota!
  • Nastia è un'ignorante!
  • Rosanna è una stupida!
  • Nastia è una cretina!
E poi al terzo anno la mia salvezza: Eleonora!
Era alta circa il doppio di me e larga circa il quadruplo di me, viveva con le suore perché i suoi genitori probabilmente erano delle gran teste di cazzo; era la bulla della scuola, ed aveva dei fantastici occhi blu oltremare. Per qualche strano motivo io che me ne stavo sempre per cazzi miei le andavo particolarmente a genio, e anche lei mi andava molto a genio... forse proprio perché eravamo così diverse; sicché quando qualcuno o qualcuna cominciava a dire idiozie lei sfanculizzava tutti con il suo fare molto poco ortodosso ed io mi gasavo perché fondamentalmente non ero in grado di difendermi. Dopo le scuole medie ognuno prese la sua strada. Ci incontrammo per caso un paio di volte alla stazione, e pur non sentendoci mai ci stritolammo a vicenda in un grande abbraccio, in effetti lei mi stritolò molto più di quanto la stritolai io.
Credo che i suoi siano stati gli abbracci più autentici che abbia ricevuto in ventun' anni di esistenza.

Giunse poi il momento di passare al liceo e le strade si separarono in modo naturale ma comunque parziale dato che ci ritrovammo tutte nello stesso edificio, benché fossi lì lì per iscrivermi all'istituto d'arte con Nastia, ma questa è un'altra storia.
Qui al quadretto si aggiunsero Libera, Giusy e Flavia.
E ovviamente più si cresce più le cose si complicano.
Giusy era il tipo:
  • G: che ne dici se oggi studiassimo insieme? Così ti aiuto un po' in matematica dato che abbiamo il compito.
  • Io: grazie, l'idea non sarebbe male. Magari mi strappo un sei.
Più tardi...
  • G: pronto? Ale? Sono Giusy. Io e Bianca avevamo pensato di scendere a fare un giro, vieni anche tu?
  • Io: no guarda devo studiare per il compito, lo sai che sto messa male.
  • G: ah vero. Va be', a domani!

Libera e Flavia invece erano uguali:

  • L: ma come fai a sopportarla?
  • F: ma come fai a starle dietro?
  • L: vuole avere sempre ragione lei!
  • F: vuole avere sempre l'ultima parola!
  • L: ma non vedi che cerca di prevaricarti?
  • F: ma non ti rendi conto che ti fai mettere i piedi in testa?
  • L: hai poca forza di volontà!
  • F: non hai personalità!

E alla fine diventano pure amiche.

Tutto questo era per dire che la mia idea di amicizia è sempre stata radicalmente diversa da quella degli altri (dove per “altri” si intende coloro che ho incrociato sulla mia strada). Io credevo che crescendo avrei incontrato persone mature con le mie stesse esigenze: fiducia ed onestà; mi sbagliavo: la gente si circonda di amici per utilità o abitudine, e per capirlo mi ci sono voluti ben diciannove anni.
Ma in fondo l'ho voluto io; ho sempre avuto il brutto vizio di cercare negli altri solo quello che di positivo avevano da offrire, senza badare troppo al resto.

mercoledì 29 giugno 2011

Rispetto: questo sconosciuto.

Non odio gli uomini, ma certi meriterebbero la CASTRAZIONE FISICA SENZA ANESTESIA porcaputtana...che li faccia sentire tanto inutili da indurli al suicidio!
Di seguito il motivo di tanta rabbia: quant'èbellalafiga.

domenica 19 giugno 2011

A bolt from the blue.

Cara L,
ti scriverei volentieri una lettera come si faceva un tempo - so che apprezzeresti - e te la consegnerei in brutta copia per dimostrarti quanto ami la trasparenza.
Non credo al caso, né al destino; sì, insomma, non credo a nulla che non sia la forza di volontà delle persone, ed è esattamente per questo che ti sto scrivendo: so che leggerai. 
Mi è già successo che di punto in bianco le persone si dileguassero dalla mia vita senza darmi spiegazioni, neanche fossi una puttana da quattro soldi, ed è una cosa che odio: siamo esseri umani, ed il dialogo è l'unico mezzo di comunicazione che abbiamo, a maggior ragione se interagiamo attraverso il web, quindi non capisco per quale motivo ti ostini a rinchiuderti nel silenzio. So di averti turbata, ma non so quanto e come di preciso, e non venirmi a raccontare che te ne sbatti le palle di chi ti legge, perchè non credo di esserti indifferente a tal punto. Dici di voler discutere e scontrarti pur di affermare ciò che pensi, eppure ti stai comportando all'esatto opposto.
Ho come la sensazione che tu non mi abbia davvero capita: non sono una che parla a vanvera. Tutto ciò di cui abbiamo discusso, nel bene o nel male, scherzando o facendo sul serio lo pensavo e lo penso davvero e non sono quì per rimangiarmi ciò che ho detto.
Probabilmente mi vorresti dire che avrei dovuto pensare alle conseguenze delle mie azioni... ed in effetti avresti ragione; però ti sfugge un dettaglio: non conoscendoti non posso sapere quali conseguenze una mia affermazione potrebbe comportare, non credi?
E sai qual'è la cosa che più mi fa scazzare? Che quell'unica volta in cui decido di affidarmi al mio istinto senza far subentrare la razionalità, o comunque cercando di tenerla a bada il più possibile, rimango fregata. Con questo non voglio dire che adesso mi andrò a gettare dal balcone in preda al panico ed alla disperazione, sia chiaro! Sto solo biasimando me stessa per essermi concessa un lusso che non mi spettava.
È sempre quello che ci fotte: la frazione di secondo in cui ci concediamo il lusso di fare supposizioni... alle quali, poi, non riusciamo a fare a meno di credere.

Sincerely disappointed,
A.

sabato 11 giugno 2011

Sogni di una donna ridicola.

Ho sognato di ballare con te sotto la luna, per le strade di Trogir, quando la fisarmonica prese a suonare "Comptine d'un autre été".
Ho sognato di tenerti per mano mentre in silenzio ascoltavamo l'organo del mare e la pioggia imperversava sul molo di Zara.
Ho sognato di passeggiare al tuo fianco lungo i corridoi del Zentralfriehof, respirando la calma che quel luogo infondeva, commemorando le anime di grandi compositori e la bellezza delle loro musiche.
Ho sognato di cantare per te su una barca in mezzo al mare, mentre come al solito poggiavi la testa sulle mie gambe.
Ho sognato di abbracciarti in piena notte quando le ombre del tuo passato ti avrebbero sopraffatto un'altra volta.
Ho sognato di conoscere tua madre per farmi raccontare la tua infanzia attraverso i suoi occhi.
Ho sognato di essere rincorsa da te fra le piantagioni di tabacco della tua amata terra: il Venezuela.

Mi ritroverò ai piedi dello Stonehenge sognando di raccontarti miti e leggende, ma tu non ci sarai.
Mi ritroverò a correre su un autostrada senza meta sognando di essere con te, in pieno luglio, ma tu non ci sarai.
Mi ritroverò sul cammino per i crateri sommitali in piena notte sognando di poter toccare le stelle con te, così vicine, ma tu non ci sarai.
Mi ritroverò a ridere e scherzare con i miei fratelli, sognando che tu sia con noi a condividere momenti pregni di felicità, ma tu non ci sarai.

Ti sognerò per altri cent' anni, e tu continuerai a non esserci.

Ci sono sogni dai quali non ci si vorrebbe proprio svegliare, e non per illudersi che non abbiano un epilogo. Sono quei sogni che andrebbero prolungati il più possibile, di modo che al risveglio l'impatto con la realtà possa tramortirci al punto di farci rimanere più morti che vivi.

lunedì 6 giugno 2011

Solo una mia personalissima visione delle cose.

"Ti amo di bene!" 
E poi, malauguratamente, capita che ti ritrovi a leggere queste quattro parole e ti viene una gran voglia di buttare giù l'intero Olimpo.
Mi sono spesso chiesta cosa diamine significasse questa frase, e l'unica, semplice, conclusione a cui sono arrivata è: nulla.
Ciononostante, a quanto pare, non tutti sono d'accordo. Difatti mi è stato gentilmente spiegato che amare di bene qualcuno vorrebbe dire volergli un bene così grande da raggiungere l'amore...certo.
Allora, chiariamo un paio di cosette stupide teste grondanti d'aria fritta:
a) non si può amare qualcuno "di" qualcosa.
b) L'amore ed il bene non possono coesistere: o c'è l'uno o l'altro.
c) Non esistono fasi, nel senso che il bene non si trasforma in amore o viceversa: quando amiamo qualcuno, benché non ce ne rendiamo conto, lo facciamo da subito; ciò che cambia in noi è la consapevolezza del nostro sentimento; allo stesso modo quando amiamo qualcuno non smettiamo più di farlo. Non fraintendetemi, con questo non voglio certo dire che due persone che si amano saranno sempre unite finché morte non le separi, ma semplicemente che quel sentimento non c'è proprio modo di spegnerlo; e con questo non voglio nemmeno dire che non si possano amare altre persone.
d) Il bene non è una scaletta a pioli sulla quale salire per raggiungere l'amore, né un palloncino all'elio al quale appendersi sperando che arrivi fin lì su; è un sentimento d'affetto che andrebbe apprezzato per ciò che è: non è amore ma può essere altrettanto profondo, non è amore ma può essere altrettanto solido, non è amore ma allo stesso modo può renderci felici.
e) Dov'eravamo rimasti? Ah sì: amare di bene. Mi sento un'imbecille anche a scriverlo.

mercoledì 1 giugno 2011

Perché amo i temporali.



Amo i temporali. C'è qualcosa di perfetto nel loro scatenarsi.

Amo viverli in crescendo: dapprima poche gocce coraggiose aprono le danze, subito dopo alcune di esse, un po' titubanti, decidono di seguirle; le più timide sono ancora restie, ma in fine anch'esse, sedotte dall'orchestra di madre natura, si lasciano coinvolgere dalla musica e si gettano nella mischia.

Amo il profumo che sale dalla terra bagnata e si mesce con l'odore di asfalto: mi fa pensare ai piedi nudi degli agricoltori di un tempo, al loro sudore per il nostro sostentamento. A due amiche che si tengono per mano e correndo cercano riparo.

Amo il loro suono che dirompente vibra nell'aria: il continuo e rumoroso scroscio dell'acqua, che a momenti pare infinito, perché capace di sovrastare il caos del mondo; mi fa venire nostalgia dei tempi in cui si poteva ancora inspirare a pieni polmoni un'aria che fosse pura.

Amo quel breve lasso di tempo che va dalla visione del fulmine all'esplosione del tuono: il cuore, nell' attesa, comincia ad accelerare senza ch'io possa averne il controllo; allora comincio a sperare che ve ne siano altri ed altri ancora...senza sosta.

Ma più di ogni altra cosa amo la loro puntualità: perché quando ho bisogno di urlare disperatamente apro la finestra, chiudo gli occhi e cullata dal vento lascio che siano loro a gridare per me.





Altrettanto amo viverli in diminuendo: le raffiche lentamente si trasformano in leggero sgocciolio, e allo stesso modo anche le ansie sembra che seguano il corso dell'acqua per scendere finalmente a valle; un po' alla volta si comincia a sentire il cinguettare degli uccelli ed il mondo pian piano schiude gli usci.

Amo il sole nascosto dietro le nuvole: i suoi raggi si fanno spazio nel grigio del cielo cercando di illuminarci e riscaldarci, ricordandoci che non bisogna dare nulla per scontato.

Amo gli arcobaleni: quel connubio di gocce d'acqua e luce nella sua apparente immobilità freme perché vorrebbe gridare al mondo intero quanto bella sia la diversità.

Amo le pozzanghere: ogni volta che ne vedo una torno bambina e mi prende un'incredibile voglia di saltarci dentro. Mi ricordano i tempi in cui ci bastava saltare sull'uva a piedi nudi per essere felici, mi fanno pensare a quanto bella possa essere la vita nelle sue piccole cose.

Ed, in fine, amo la scia di pulito che si lasciano alle spalle: mi da un senso di rinascita, ma fa sentire che tutto è ancora possibile.


venerdì 27 maggio 2011

Perle di saggezza gratuite e non richieste...ma io me ne infischio.

Ultimamente c'è una cosa che ho preso ad odiare profondamente: l'atteggiamento di chi, quando rispondo "studio musica" alla domanda "e tu cosa fai nella vita?", con saccenza da vita vissuta mi fa un risolino di compassione e mi rammenta amabilmente che la musica è un hobby, un passatempo; che non si può puntare il proprio futuro, la propria sussistenza su una cosa che andrebbe studiata nel tempo libero, che è rischioso. Che le generazioni di oggi hanno paura di crescere e di assumersi le proprie responsabilità mentre quelle di un tempo a 18 anni erano già fuori casa ed avevano smesso di vivere sulle spalle dei genitori. Che è una strada lunga e dura e richiede un sacrificio che con ogni probabilità non sarà ripagato. Che bisogna essere realisti e che 21 anni sono già troppi per vivere ancora nel mondo dei sogni; o, ancora peggio, che i sogni devono restare tali e che per affrontare la vita bisogna scendere sulla terra.
E cosa vuoi rispondergli a questi cechi passanti?
Signori, con il dovuto rispetto: non condivido.
Non condivido perché la musica è una passione e come tale va coltivata;
perché nel tempo libero, leggo, ascolto musica o disegno, non studio;
perché ognuno è libero di piantare nel proprio giardino i più bei fiori od alberi che esistano, ma se non li cura ed innaffia costantemente periranno;
perché so perfettamente che ogni mia decisione avrà le sue conseguenze, com'è inevitabile che sia, e sono pronta a risponderne;
perché preferisco essere sconfitta in battaglia piuttosto che rifugiarmi per avere la pelle salva in un'esistenza satura di rimpianti;
perché per me ogni istante di sudore consumato per "la mia causa" è già una ricompensa;
perché non si è mai vecchi abbastanza per gettare tutto all'aria e riprendere le redini della propria vita con dignità, ignorando i pregiudizi di chi ci guarda con invidia;
perché io più di voi sto con i pedi per terra, guardo il futuro dritto negli occhi e non distoglierò lo sguardo finché non sarà diventato passato;
ma soprattutto perché un domani voglio potermi voltare indietro e dire con orgoglio: "questa è la mia vita".
Perciò la vostra esistenza da frustrati del cazzo potete ficcarvela dritto lì dove non batte il sole: aprite gli occhi, finché siete in tempo, e datevi da fare per renderla migliore.

lunedì 16 maggio 2011

Rabbia.

È all'improvviso che esplode la rabbia. 
Una rabbia di quelle che vorresti gettare tutto per aria, una di quelle che ti fanno venir voglia di prendere ogni singolo oggetto e scaraventarlo contro il muro riducendolo in mille pezzi, una di quelle che ti fa venir voglia di cacciare tutto il fiato che hai in corpo e sbatterlo in faccia a chi lo meriterebbe, una di quelle che ti fa venir fuori quall'istinto di prendere a calci e pugni le pareti fino a sentire i piedi doloranti...fino a vedere l'impronta sanguinante delle tue nocche sul muro. 
Qualcosa mi diceva che avrei fatto bene a non fidarmi, ma io ho voluto essere razionale a tutti i costi, ho cercato di essere comprensiva, accomodante, paziente e tollerante. Ogni volta che il mio intuito ha fatto centro ho maledetto me stessa per essermi ostinata a non ascoltarlo.
La stupidità di certi individui non ha proprio limiti: credono di potermi raggirare come se fossi l'ultima degli idioti, credono che la mia apparente calma sia indice di innocuità, agiscono alle mie spalle credendo di non essere visti: si sbagliano. Credono che la mia pacatezza non sfocerebbe mai in ira, credono che una persona così gentile non avrebbe il coraggio di mandarti a fanculo con un semplice "no": ancora una volta si sbagliano. Coinvolgono i tuoi affetti in faccende che non li riguardano e cercano tristemente di "aizzarli" contro di te. Mi chiedo per quanto ancora dovrò tollerare queste tristi commedie.

lunedì 2 maggio 2011

Tutto ciò.

Tutto ciò che facciamo o non facciamo, 
tutto ciò che diciamo o taciamo, 
tutto ciò che osserviamo e con cecità tralasciamo, 
tutto ciò che ascoltiamo e con superficialità non cogliamo,
tutto ciò che percepiamo ma ignoriamo:
delinea i contorni della nostra esistenza,
stila, ad inchiostro, una bozza del nostro futuro.



mercoledì 20 aprile 2011

Donne che odiano le donne...potrei scriverci un libro.
In realtà, non è che le odi indiscriminatamente; ne esistono certe che hanno il potere di farmi ricredere sulla categoria, certo sono ben nascoste, ma ci sono.
Che poi la verità vera non è che odi loro: io odio i loro atteggiamenti, perchè fondamentalmente non li capisco, nè condivido. Ma poi non delle donne in generale, solo delle "fidanzate"!
Non capisco, e mai capirò, la gelosia e l'oppressione di certe donne nei confronti dei rispettivi uomini: è mai possibile che io abbia tanti amici quante nemiche?
Io non sarei capace di convivere con un uomo del quale non mi fido, anche perchè non prendiamoci per il culo: quale cazzo di altro assurdo motivo potrebbe esserci alla base della gelosia? Alla base di questo morboso attaccamento? E non ve ne uscite con quelle minchiate da quattro soldi del tipo "essere gelosi equivale a dimostrare l'importanza che una persona ha per noi"! NO! STICAZZI! Questa non è altro che una stupidissima scusa inventata da non so quale paraculo per rendere accettabile l'idea di gelosia:

- Ma cosa crede lei? Di essere più furbo dei suoi compagni? ALZI QUELLA CAZZO DI TESTA, COMINCI A SALTARE E DICA "IO SONO UN PARACULO"!
- Si, signore! Io sono un paraculo! Io sono un paraculo!
- Più forte!
- IO SONO UN PARACULO! IO SONO UN PARACULO! IO SONO UN PARACULO...

Tornando a noi: che cazzo è una relazione senza fiducia? È come una birra senza malto; una cotoletta senza impanatura, o che ne so...un'impepata di cozze senza pepe! Ma poi che cazzo è un uomo? Un bene immobile acquistato all'asta?
La cosa più deprimente però è che, in tutto questo, non so se ammirare o compatire gli uomini:
- nel primo caso li ammirerei perché in grado di amarle nonostante le loro continue lagne;
- nel secondo li compatirei perché in grado di sopportarle pur di scopare...
Cazzo: ma ce le avete o no le palle? Una dignità? Vi fate trascinare a destra e manca come marionette...Pinocchio vi fa un baffo!
Che diamine, io voglio solo fare una stramaledetta chiacchierata con un amico, PERDINCICAZZO! E no, tu non sei invitata...per tanti motivi:
1) mi stai sul cazzo (che non ho);
2) non ti conosco (e non mi interessa farlo);
3) non voglio raccontarti i cazzi miei (che con il 99,999999...% delle probabilità il giorno dopo conoscerebbero tutti);
4) il tuo ragazzo avrà pure il sacrosanto diritto di sfogarsi con un'amica per tutto quello che si costringe a subire (per poi essere comunque insoddisfatto);
5) perchè siamo troppo diverse: tu preferisci scoparteli per poi farti inondare di inutili regali, io preferisco vederli semialcolizzati e piegati dal ridere per le mincihiate che spariamo (quando non ruttiamo).

I contenuti di questa neonata profonda riflessione potrebbero essere alterati da un'eccesso di alcol.
No, non ero io a guidare.
No, non sono un alcolizzata.
Sì, amo l'alcol.
Sì, dovrei smetterla con le doppie razioni di rosse a stomaco vuoto.
Sì, questo post ha un alto contenuto di cazzi.
Sì, ve lo meritate Nanni Moretti!

martedì 22 marzo 2011

Ad F.

Cara F,
io credo di non averti mai capita fino in fondo. Dicevi di volermi bene, ed io ci credevo. Anche io te ne volevo. Dicevi che ero l'unica con la quale riuscissi ad aprirti, e questo per me era un trionfo; mi è sempre piaciuto far sentire le persone a proprio agio, creare nel dialogo un'atmosfera serena...con te in particolar modo. Ma il bello, con te, arrivava quando non avevamo bisogno di dialoghi, quando bastava la musica a farci capire come ci sentivamo. Mi ricordo ancora quel pomeriggio di aprile mentre, sedute sul muretto, aspettavamo la Cumana ed ascoltavamo Einaudi contemplando il mare; fianco a fianco, una cuffia a me una a te; il vento leggero scompigliava i capelli. Ci mancava davvero poco che esplodessi in un pianto di gioia. 

Allora sapevo che quel momento sarebbe rimasto impresso nei miei ricordi, perché ero felice.

Il nostro rapporto non l'ho mai saputo definire; di sicuro non rientrava nella comune concezione di "amicizia"; insomma, per molti questa non è altro che un piacevole passatempo tra una storia d'amore e l'altra. Per me non è mai stato così; l'Amicizia è sempre stata importante almeno quanto l'Amore, ma non ho mai incontrato nessuno che ne comprendesse il vero significato. È per questo che le relazioni sono sempre state un problema...la gelosia è sempre stato un problema. 
In tutta onestà non l'ho mai cercata disperatamente, nonostante fosse perennemente nei miei sogni ad occhi aperti, perché non mi importava: mi è sempre bastato sapere che esistesse, da qualche parte.
Non lo nego, ci sono stati momenti in cui ti ho profondamente odiata; il tuo essere così possessiva, opportunista e prevaricatrice era una lama a doppio taglio: da un lato amavo essere trascinata con impeto nel tuo mondo, amavo quando il tuo bisogno di prevaricazione coincideva perfettamente con il mio bisogno di essere prevaricata, ma dall'altro mi mandava in bestia, e tu lo sai come sono fatta: se qualcuno cerca di impormi qualcosa contro la mia volontà mi allontano, spicco il volo, è più forte di me. È per questo che a volte facevo la stronza: non volevo perderti, perciò l'unica alternativa era farti soffrire, sperando che capissi. Ma non hai capito.

Io ero l'albero, tu il vento che mi sbatacchiava in ogni direzione, e come il vento 
hai deciso di spirare altrove. 

E questa, forse, è la conferma del fatto che tu sia stata indubbiamente la mia migliore amica, ma non per questo la mia amica ideale.

Con affetto e nostalgia,
A.

venerdì 18 marzo 2011

Estremo bisogno.

Ho un estremo bisogno di folla: voglio saltare ed urlare a perdifiato, 
sentire la contrazione muscolare, lo sforzo, la stanchezza; 
fino allo sfinimento. 
Ho bisogno di gente sconosciuta: voglio confondermi in una bolgia di sudore e 
schiamazzi, fumo ed alcol; 
fino alla nausea.
Ho bisogno di svuotare la testa: voglio vomitare i miei pensieri, che, 
in un flusso informe, fuoriescono e si mesciono con 
quelli degli altri aleggiando sulle nostre teste; 
fino all'annullamento.
Ho bisogno di sentirmi leggera: voglio slegare la mia anima, vederla danzare in ogni direzione oltrepassando i limiti della carne; 
fino alla liberazione.



On air: Subsonica - Mammifero

lunedì 14 marzo 2011

Loro non ci pensano.

Cari cantautori, interpreti, band...insomma: musicisti dei miei stivali! Urge una chiacchierata, a tu per tu. Qui bisogna chiarire un paio di cosette. 
Per non lasciare spazio a dubbi di vario genere: avete rotto los cojones! Suvvia ormai siamo tutti abbastanza cresciuti per affrontare la realtà, e problemi annessi, senza doverci aggrappare a stupide illusioni, come una bimba troppo timida e spaventata si avvinghia alla gonna della mamma.
Pronti? Sicuro? Ecco...sedete va', sennò qua finisce che mi crollate per terra svenuti; e chi ce l'ha la forza di rimettervi tutti in piedi?
Ok. La storia è questa: loro non ci pensano. Semplice, veloce e indolore. No, d'accordo, indolore un cazzo. Però  è inutile che continuiate in questo fallimentare e patetico tentativo di auto-convincimento del contrario! Non farete altro che prendervi gioco di voi stessi. Ci hanno lasciati ed hanno scelto di farsi una "nuova vita" di cui ora noi, statene pur certi, non facciamo più parte.
E no, la notte, quando fanno l'amore, non pensano a noi, né tantomeno cercano le nostre mani nel buio, né fingono di stare bene! Nulla di ciò che stanno vivendo lo hanno già vissuto con noi: loro pensano alla persona con la quale stanno condividendo quell'intensa passione che presto o tardi culminerà nell'amplesso, intrecciano piacevolmente le loro mani in quelle di altri, e soprattutto...stanno bene! Hanno messo un punto e voltato pagina. E se a tutti i nostri amici diranno di non amarci più sappiate che: è vero! 
Siamo noi ad essere rimasti incatenati a quel ricordo, e, cristo santo, così non ci facilitiamo certo le cose! Anzi. 
Beh, non so voi, ma io ne ho abbastanza.

giovedì 10 marzo 2011

Il viaggio.

A:<Ciao.> 
L:<Ciao.> 
A:<Che ci fai quì?> 
L:<Aspetto un treno che mi investa. Tu?>
A:<Aspetto un treno che mi dia un passaggio.>
L:<Perchè te ne vuoi andare?>
A:<Perchè ho bisogno di cambiare aria. Tu perchè vuoi farti investire?>
L:<Perchè sono troppo pigra per farlo da sola. Dove vai?>
A:<Non lo so. Comunque non intendevo in quel senso; volevo dire: qual'è il motivo che ti spinge a voler finire spappolata su due anonime rotaie?>
L:<Curiosità. Qual'è il motivo che ti spinge a voler essere trasportata chissàddove?>
A:<Curiosità. Hai mai preso un treno senza conoscere la tua destinazione?>
L:<No. Tu hai mai atteso un treno che di lì a poco ti avrebbe ridotto in poltiglia?>
A:<No. Cosa si prova?>
L:<Eccitazione. Tu cosa provi?>
A:<Eccitazione.Tu dove andresti?>
L:<Secondo te dove andrebbe una che vuole lanciarsi sotto un treno?>
A:<Beh, vediamo: forse a conoscere le pene dell'inferno, o, in alternativa (e lo spero bene per te), a diventare parte del nulla...o del tutto; a pensarci bene ci sarebbe anche la possibilità di reincarnarti in qualche strano essere, o, perchè no, raggiungere il Valhalla! Quella sì che sarebbe una bella meta! Ma, no, non mi pare proprio che tu stia morendo da eroina.>
L:<Ma sentila. E saresti eroina tu che fuggi?>
A:<Cosa ti fa pensare che io stia fuggendo?>
L:<Un biglietto di sola andata direi che è un indizio piuttosto chiaro. Credimi, fuggire non risolverà i tuoi problemi.>
A:<Così come ammazzarti non risolverà i tuoi.>
L:<Hahaha! Ti sbagli mia cara. La morte è l'unica soluzione.>
A:<Sei una stupida presuntuosa, se la pensi così.>
L:<Le nostre azioni non mi sembrano poi così diverse.>
A:<Ti sbagli.>
L:<Allora illuminami!>
A:<Io mi sto dando un'altra possibilità.>
L:<Tu ti stai illudendo di avere un'altra possibilità.>
A:<E tu stai confondendo l'illusione con la speranza.>
L:<Ilusione e speranza si alimentano a vicenda.>
A:<Non sono d'accordo: l'illusione è il rifugio dei vigliacchi, la speranza è la forza degli impavidi.>
L:<E tu vorresti farmi credere di non aver paura?>
A:<No, semplicemente sto cercando di impedirle di sopraffarmi. E tu? Hai paura?>
L:<No.>
A:<Bugiarda.>
L:<Che sei invidiosa?>
A:<No, onesta e realista.>
L:<Oh, m'inchino dinanzi alle sue virtù, altezza.>
A:<Risparmiami il sarcasmo. Non puoi avere il pieno controllo della tua vita, men che meno del tuo futuro.>
L:<Ma conosco abbastanza me stessa da sapere che il mio tempo quì è finito.>
A:<Ma chi sei tu? Una lontana nipote di Nostradamus?>
L:<...Hahaha!>
A:<Hahaha! Lo vedi? Ridere è uno dei tanti motivi per cui valga la pena di restare in vita.>
L:<E chi sei tu? Una lontana nipote di Madre Teresa di Calcutta?>
A:<Nah, soltanto una che ama riflettere a fondo prima di agire.>
L:<Lo vedo. Ma dì un pò: come mai viaggi da sola?>
A:<La solitudine non è altro che un buon rimedio contro il compromesso.>
L:<Anche tu questa strana allergia? Lo dicevo io che siamo simili.>
A:<Più che allergia la definirei intolleranza. Ma vuoi sapere la verità?>
L:<La verità vera?>
A:<Proprio quella.>
L:<Spara.>
A:<La verità è che non ho mai incontrato nessuno per cui valesse la pena di scendere a compromessi.>
L:<Beh sarebbe ancora meglio incontrare qualcuno con cui non dover scendere affatto a compromessi. Qualcuno con cui condividere una totale e reciproca comprensione.>
A:<Tu sogni!>
L:<È il motivo per cui sono arrivata fin quì.>
A:<Beh, allora adesso te lo propongo io un compromesso: viaggia con me. E se non cambierai idea, giuro che ruberò un treno con queste mani e ti investirò io stessa.>
L:<Proust diceva: "il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell'avere nuovi occhi.">
A:<Io dico che il tuo amico avrà anche ragione, ma ciò non vuol necessariamente dire che un viaggio non possa aiutarti ad avere nuovi occhi.>
L:<E se poi finisce che sei tu a cambiare idea?>
A:<Allora moriremo insieme: come Thelma e Louise.>

On air: John Butler Trio - Ocean

venerdì 25 febbraio 2011

superfluo.

<<Il superfluo m'è necessario come il respiro.>>
<<Già, è una delle tante cose che ci distingue dagli animali. E non c'è nulla di cui andare fieri.>>

lunedì 21 febbraio 2011

Ho sperato che tu gemessi 
e ti lamentassi nel sonno, volevo sentire la tua sofferenza. [cit.]



venerdì 18 febbraio 2011

Scacco matto.

Rincasare alle 3,00 e trovare tua madre collassata, nel senso più medico del termine, non è certo la migliore delle ninnananne.


<<No perchè, ti dicevo, io sono quasi certa di una cosa...cioè del fat...>>
<<Ale, c' è un' ambulanza davanti al cancello...>>
<<...>>


L'autoambulanza è lì nel vialetto, ferma, niente sirena, solo quattro luci blu che lampeggiano nel buio...le uniche dato che a quest' ora di notte il comune ha deciso che bisogna risparmiare. 
Nel parco ci sono 24 famiglie i cui 'padri fondatori' sono già morti e sepolti. Tutti tranne una: la vecchia greca claudicante; quella ci seppellirà tutti. Dunque possiamo restringere il campo; i ragazzi sono tutti giovani in buone condizioni psico-fisiche, oddio fisiche forse sì, psico non ne sarei tanto certa; quindi restano i genitori. Ultimamente già cominciano ad avere qualche acciacco.
Avete presente quella strana sensazione che vi pervade poco prima che scatti il campanello d'allarme? Non ha nulla a che fare con il pessimismo; è piuttosto un presentimento. Ecco io ce l'avevo, ed appena ho visto il cancelletto spalancato ne ho avuto la conferma. Ma ormai il peggio era passato: non l'ho vista svenire, né assumere variazioni cromatiche che vanno dal verdognolo al giallo ocra, né tantomeno agognare tremante con spasmi alternati blaterando cose incomprensibili. Sistolica 60, diastolica 40. La morte si sarà fatta una bella risata quando invece di stenderla, presi dal panico l'hanno seduta su di una sedia senza sapere cosa fare. Ed io intanto ringrazio la tempestività e professionalità del pronto soccorso...nonostante si siano scroccati un intero pacco di Mon chérì appena aperto.

Ah, dimenticavo: scacco matto puttana.




mercoledì 16 febbraio 2011

parole.

Nonostante la pioggia, 
anche oggi è una bella giornata: le tue parole hanno smesso di 
farmi male.


martedì 15 febbraio 2011

comprensione.

Al mondo non c'è comprensione: appena ringhi un po' la gente scappa via.

domenica 13 febbraio 2011

Trovare l'amicizia è sempre difficile...come tentare di catturare una singola goccia sotto la pioggia. Al contempo, essere considerata vera amica è tanto facile quanto confondere la patata selvatica con qualcosa di commestibile; e può essere altrettanto letale.
Le donne sono una categoria nella quale non mi sono mai sentita a mio agio, come dire, io non capisco loro e loro non capiscono me. Con gli uomini, salvo alcuni gravi casi di decerebrazione, questo problema invece non è mai sussistito; non ci sono mai stati argomenti tabù, nè crisi di isterica possessione, nè deprimenti sedute di gruppo pseudoanalitiche o, nel peggiore dei casi, di vero e proprio brainwashing. Ma cosa più importante loro non hanno una vera e propria devozione per quel maledetto strumento di tortura: il telefono. 
Il telefono è mio acerrimo nemico: è irritante, rumoroso e invasivo.
Non è possibile che mentre sono nel bel mezzo di un film, in solitaria solitudine, me, myself & the unfortunate biscuit tin si sente, dapprima in lontananza, poi crescendo, quello stramaledetto: DRIIIIIIIN! Con squallida musichetta di accompagnamento di cui ogni cordless è dotato! Ed eccco cha ha inizio il panico: il pc vola sul cuscino, il plaid sulla specchiera, le pantofole...dove cazzo sono finite le pantofole?!?! Ok. Fanculo le pantofole. Corro. Maledetti calzini scivolosi. Giro a destra. Scendo. Prima rampa di scale (sfortunatamente in legno per cui ancora più scivolose). Occhio alla curva, devo sopravvivere, il film, devo sapere come andrà a finire! Di nuovo a destra. Seconda rampa di scale, ma due gradini alla volta, ed ecco che ce l'ho fatta! Mamma mi vede, occhi sbarrati. Tento di dimenarmi in tutti i modi possibili (a guardarmi sembro un pellerossa intento a saltellare intorno al suo fuocherello) per farle capire che non ci sono, non esisto! Alternando comiche scenette a messaggi in codice su carta.

<<Ah sì Aless...ehm no no mi spiace, non c'è!>> Vai mamma ce la puoi fare!
<<Ah e dov'è andata?>> Boh?
<<Eh guarda, non saprei dirti con esattezza.>>
<<E quand'è che la posso trovare?>> Mai, mamma, mai!
<<Mah non saprei.>>
<<Più tardi la trovo?>> Nooo!
<<Eh guarda non credo, so che stasera faceva tardi.>>
<<E domani?>> Scuoto la testa saltellando a destra e sinistra.
<<No neanche domani, andrà a passare un weekend sulla neve.>> Yeah!
<<E quand'è che torna?>> Al mio paese i weekend durano 2 giorni, secondo te quand'è che torno?
<<Domenica sera, ma sarà sicuramente stanca! Guarda ti faccio chiamare io appena torna!>> Saggia mamma.
<<D'accordo, ma quindi se provo lunedì la trovo?>> Cazzo non demorde...cammello!
<<Eh non saprei, proprio stamattina aveva parlato di un safari in Australia...>> 'cazzo c'entrerà poi 'sto cammello con l'Australia mà.
<<Tu...tu...tu...>>

Meanwhile, nella realtà:
<<Alessandra?>> No, no, no, no!!
<<Sì, un attimo che te la passo.>> Ti odio mamma, non sai quanto! Sgrunt!

E Jean Renò sarà castigato a restare immobile, intrappolato nello schermo da 12'', per circa 15 minuti. Nonché limite della mia pazienza. Subito dopo scattano le palle, essì che senò poi ci resta pure male. Ti pare che Jean può essere più importante delle seghe mentali di una ventenne confusa che mi intrappola nei suoi monologhi da "la-vita-fa-schifo-il-mondo-fa-schifo"? Cazzo se lo è! Raccatta prima un paio di palle e poi, forse, possiamo discutere.
Gli uomini sono celeri, semplici e concisi.