Amo i temporali. C'è qualcosa di perfetto nel loro scatenarsi.
Amo viverli in crescendo: dapprima poche gocce coraggiose aprono le danze, subito dopo alcune di esse, un po' titubanti, decidono di seguirle; le più timide sono ancora restie, ma in fine anch'esse, sedotte dall'orchestra di madre natura, si lasciano coinvolgere dalla musica e si gettano nella mischia.
Amo il profumo che sale dalla terra bagnata e si mesce con l'odore di asfalto: mi fa pensare ai piedi nudi degli agricoltori di un tempo, al loro sudore per il nostro sostentamento. A due amiche che si tengono per mano e correndo cercano riparo.
Amo il loro suono che dirompente vibra nell'aria: il continuo e rumoroso scroscio dell'acqua, che a momenti pare infinito, perché capace di sovrastare il caos del mondo; mi fa venire nostalgia dei tempi in cui si poteva ancora inspirare a pieni polmoni un'aria che fosse pura.
Amo quel breve lasso di tempo che va dalla visione del fulmine all'esplosione del tuono: il cuore, nell' attesa, comincia ad accelerare senza ch'io possa averne il controllo; allora comincio a sperare che ve ne siano altri ed altri ancora...senza sosta.
Ma più di ogni altra cosa amo la loro puntualità: perché quando ho bisogno di urlare disperatamente apro la finestra, chiudo gli occhi e cullata dal vento lascio che siano loro a gridare per me.
Altrettanto amo viverli in diminuendo: le raffiche lentamente si trasformano in leggero sgocciolio, e allo stesso modo anche le ansie sembra che seguano il corso dell'acqua per scendere finalmente a valle; un po' alla volta si comincia a sentire il cinguettare degli uccelli ed il mondo pian piano schiude gli usci.
Amo il sole nascosto dietro le nuvole: i suoi raggi si fanno spazio nel grigio del cielo cercando di illuminarci e riscaldarci, ricordandoci che non bisogna dare nulla per scontato.
Amo gli arcobaleni: quel connubio di gocce d'acqua e luce nella sua apparente immobilità freme perché vorrebbe gridare al mondo intero quanto bella sia la diversità.
Amo le pozzanghere: ogni volta che ne vedo una torno bambina e mi prende un'incredibile voglia di saltarci dentro. Mi ricordano i tempi in cui ci bastava saltare sull'uva a piedi nudi per essere felici, mi fanno pensare a quanto bella possa essere la vita nelle sue piccole cose.
Ed, in fine, amo la scia di pulito che si lasciano alle spalle: mi da un senso di rinascita, ma fa sentire che tutto è ancora possibile.
Gli islandesi hanno una parola che tradotta in italiano significa "saltando nelle pozzanghere". La parola, in islandese ovviamente, è "hoppipolla".
RispondiEliminaIo ho sempre pensato che i popoli nordici siano sempre stati più avanti rispetto a noi, questa è l'ennesima conferma.
Hai ragione, sembra quasi una parola onomatopeica. Mi ricorda l'"hoplallà" che fanno le madri qundo tengono i figli per mano e li fanno saltare.
RispondiEliminaE visto che sei la mia migliore nuova amica del cuore eccoti un regalo. Fanne buon uso.
RispondiEliminaBel risveglio pesa. Grazie.
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